Per chi, come me, è nato in quel roboante decennio tra gli anni 80 e 90 saprà sicuramente cosa voglia dire correre a casa dopo scuola per vedere un nuovo episodio di Dragon Ball.
La messa in onda del noto cartone animato fu decisamente frammentaria nel nostro paese, con un primo adattamento che, seppur fedele, non raggiunse livelli di qualità elevati. Molti ricordano con orgoglio i momenti in cui videro Dragon Ball su Junior TV o leggevano i primi adattamenti manga con il bordo azzurro, oltretutto i primissimi fumetti editi in Italia con una impaginazione orientale. Dragon Ball entrò di prepotenza nelle nostre case facendosi spazio in un paese oramai abituata ad anime mecha o cartoni con elementi storici e tanta, tanta, tanta sfortuna! Detto sinceramente non credo fu un caso che molte associazioni genitori iniziarono a fare rumore proprio con Dragon Ball (certo non videro mai di buon occhio altri prodotti giapponesi come KenShiro o DevilMan) probabilmente perché era un manga/anime che sembrava , ed effettivamente lo era, adatto ad un pubblico di ragazzi ma questo non voleva dire necessariamente bambini, quindi via a scene di nudo, battute sconce e nel corso della serie , violenza e sangue. A parer mio fu proprio quello a creare un successo così clamoroso, tanto che il marketing italiano non si lasciò sfuggire questa ghiotta occasione e ci fu un vero e proprio boom nel nostro paese. A dirla tutta pur considerando le modifiche apportate, fu forse anche grazie alla già citata associazione genitori (da citare senza dubbio la pesante censura attuata al primo volume della serie NEW) e un doppiaggio e adattamento sulle reti Mediaset che strizzavano l’occhio ad un pubblico più giovane che Dragon Ball fu notato ed iniziò la suo veloce ed inesorabile escalation nella nostra penisola.
Superando ogni confine
Questa, come si suol dire, è storia ma soffermiamoci ora su di un altro fenomeno di massa che travolse il mondo in quel decennio, proprio durante il primo periodo della messa in onda italiana: il mondo del gaming. Dopo una prima decade costellata da enormi successi, i videogiochi conobbero delle pesanti crisi dovute ad una veloce saturazione del mercato che spazzarono via società e console peggio di una estinzione di massa. Dopo questi terremoti a metà degli anni novanta abbiamo le big 3 : Nintendo , Sega e la neonata Sony, le prime due si erano fatte le ossa, quasi come dei veri reduci, ed ebbero modo di tagliarsi la loro fetta di mercato mentre l’ultima, seppur appena nata, avrebbe cambiato per sempre l’industria. In questi anni non dobbiamo infatti stupirci se i videogames tratti da anime spuntarono in massa, quasi come una conseguenza spontanea del loro successo e Dragon Ball non fu certo esente dai tie-in , molti dei quali non qualitativamente validi, storia che si ripeterà anche in altre occasioni e in altri prodotti.
Il primissimo storico gioco su Dragon Ball fu un , incredibile a dirsi , shoot’em’up in cui utilizzando Goku sulla nuvola d’oro dovevi affrontare orde di mostri, datato 1986 esso è praticamente uscito subito dopo l’inizio della prima serie in Giappone. Purtroppo questa perla rimarrà una esclusiva nipponica, ma pochi mesi più tardi uscì un curioso dungeon crawling (che scimmiottava il ben più celebre The Legend of Zelda) in cui impersoniamo Goku nella prima parte della serie, in particolare la prima ricerche delle sfere del drago, questo fu in teoria il capostipite dei titoli su Dragon Ball che approdò da noi ma solo dopo quasi due anni dall’uscita nel sol levante, dico in teoria perché la vera curiosità fu il fatto che in occidente il protagonista fu cambiato in una scimmia, vista la citazione di Viaggio a Occidente di cui Dragon Ball ne ha fatto spunto, credendo che il pubblico non era ancora avvezzo agli “anime”.
Bisogna attendere i primi anni 90 , complice il successo di Street Fighter 2, per vedere un vero e proprio picchiaduro, ma in quegli anni di giochi né uscirono una marea, quasi a cadenza annuale di svariate tipologie tra cui giochi di carte, strategia e RPG.
Un successo over 8000
La serie Boutoden fu senza dubbio la più acclamata a livello di picchiaduro e furono i primi giochi in assoluto ad arrivare da noi brandizzati con il nome Dragon Ball, né uscirono 3 e la loro qualità era davvero impareggiabile, in quanto raccoglieva lo spirito della serie Z con i suoi combattenti e gli scontri che si potevano gustare nel manga o anime. Anche la prima PlayStation ebbe i suoi giochi di combattimento in esclusiva (principalmente riadattamenti) ricordati e citati non tanto per la loro qualità effettiva ma più per la nostalgia che ancora oggi fa scaturire a tutti i veterani, essi sono Dragon Ball Ultimate Battle 22 (27), Dragon Ball Final Bout e Dragon Ball: the Legend.
Ma nel panorama RPG ancora si faticava ad avere giochi di qualità , con avventure lente e poco coinvolgenti ma sopratutto un po’ troppo simili a dei concorrenti insuperabili, come Final Fantasy e ovviamente Dragon Quest , del quale condivideva il character design.
Un primo, vero tentativo uscì con la serie super Gokuden per SNES, l’idea di base era un interessante RPG che partiva dalla prima serie per poi arrivare a Cell nel secondo capitolo, una struttura profonda che purtroppo rimase inedita ma che ebbe modo di essere sviluppata molti anni dopo e per console portatile.
Ed eccoci arrivati in quella che reputo la prima rinascita del franchise ,siamo all’inizio del 2000 ed Infogrames acquisisce i diritti di distribuzione del brand (di proprietà di Bandai da sempre , tranne paradossalmente il primo gioco) e in partnership con Atari pubblica dei veri e proprio capolavori per i fan: Budokai prima e Budokai Tenkaichi. Essi furono quasi dei seguiti spirituali delle serie Boutoden e sono ricordati dai fan nostrani come delle perle perfette ed irraggiungibili, avendo in parte ragione. Questi giochi riuscivano a proporre i nostri amati scontri con grafica assurda per l’epoca (il cell shading proposto dal secondo Budokai fu uno dei primi ad essere utilizzato, poi sfruttato per una miriade di altri giochi anche al di fuori del brand) e con una scelta di personaggi davvero invidiabile ed ineguagliata persino ad oggi, in particolare con la serie Tenkaichi. Si denotava inoltre anche come gli sviluppatori stessi mettessero passione nel trasporre i momenti più concitati resi visivamente fantastici. I fan dei picchiaduro erano insomma accontentati, anche se i giochi a dirla tutta mancava di equilibrio e possedevano un bilanciamento poco curato oltre ad una grossa ripetitività nelle mosse, ma questo fu un compromesso necessario visto la mole di contenuto. Se ad evolvere in quei anni furono i combattimenti purtroppo non si poteva dire lo stesso per quanto riguarda la trama, che divenne solo una scusa per avanzare ed un semplice riempitivo. Noteremo invece quanto sul versante portatile la situazione era esattamente opposta, sopratutto con la serie dei Legacy of Goku.
Questi RPG erano dei veri e propri eredi di quegli esperimenti usciti su SNES datati 1995, Dragon Ball poté finalmente arrivare in un mondo in parte sconosciuto ma in qualche modo già esplorato. Fu con questi meravigliosi titoli per GBA, in cui si fondevano meccaniche da gioco di ruolo con i classici combattimenti, che si riuscí a rendere alla perfezione un mondo di gioco ampio e appagante, pur se consideriamo un sistema di controllo semplificato vista la piattaforma di appartenenza. Il gioco fu folgorante sopratutto per la qualità grafica e sonora oltre che per la magia che trasmetteva ripercorrere luoghi e posti visti in anima e manga, possedendo una impronta decisamente esplorativa dava la possibilità di girare per il mondo di gioco in totale libertà accompagnati da questa colonna sonora deliziosa che vi invito a recuperare.
Con 3 capitoli che ripercorrevano le 3 saghe principali di Z (Freezer, Cell e Majin Bu) finalmente Dragon Ball si affacciò nel mondo dei giochi di ruolo in maniera forte e decisa, per poi successivamente cimentarsi in alcune piccole perle (usciti sempre per console Nintendo) che andavano a riprendere la primissima serie.
Una sconfitta totale…
Nel 2009 ci fu però una nuova frenata a livello qualitativo, con giochi un po’ copia incolla e l’abbandono di Atari, Bandai Namco (formatasi nel 2006 e rinominato tale nel 2014) divenne il colosso che conosciamo oggi e si occupò direttamente della distribuzione occidentale.
I giochi usciti furono alcuni buoni, Burst Limit tra tutti era un buon picchiaduro ma con poco contenuto ed i Raging Blast ereditavano il sistema di combattimento proprio di quei Budokai Tenkaichi ma furono decisamente sottovalutati, ed altri pessimi tra cui cito Ultimate Tenkaichi e Battle of Z. Ci volle un po’ per riprendersi da questa batosta e sembrava impossibile che i giochi potessero tornare ai fasti di un tempo sopratutto considerando che il frachise sembrava davvero vecchio e fin troppo sfruttato. Fortunatamente per loro, complice l’annuncio della nuova serie “Dragon Ball Super”, riuscirono nel giro di qualche anno a tornare in auge raggiungendo nuove vette finora mai sognate.
Piccola curiosità, nel 2010 uscì Dragon Ball Online, un esperimento MMORPG che ha acceso la fantasia dei fan, un mondo 1000 anni nel futuro ambientato nello stesso universo che tutti noi conosciamo. Un gioco interessante ma dimenticabile che però ha lasciato il segno sopratutto con i suoi eredi:
Dragonball Heroes, un gioco di carte molto in voga in Giappone di cui è uscito una versione per Switch nel 2019 ed infine Dragon Ball Xenoverse, uscito nel 2016 sulle console casalinghe di Sony e Microsoft, che diede il rilancio in questa nuova e odierna rinascita.
Nel 2015 però fece capolino un piccolo gioco per cellulari, molto semplice a vedersi, che riprendeva le meccaniche da “gioco dell’oca” di un vecchio RPG del 2007 uscito solo in Giappone, ad oggi, dopo ben 5 anni, questo gioco ha fruttato la bellezza di 2 miliardi di dollari a Bandai Namco, che per un free to play sono decisamente belle cifre. Dokkan Battle rimane una delle scelte migliori per chi ama il brand e vuole avere un gioco semplice e divertente sul proprio smartphone, si tratta dopotutto di un gatcha game (giochi in cui devi “sbustare” e trovare casualmente i personaggi) decisamente tra i più onesti in circolazione.
Uno dei giochi di spicco in questi ultimi anni è sicuramente Xenoverse, un ottimo picchiaduro in chiave Budokai Tenkaichi, che però perde un po’ in spettacolarità delle mosse in virtù, forse, della sua forte componente online. Esso si presenta con degli elementi RPG, la possibilità di creazione di un vostro avatar, andando a ripescare l’idea di un editor forse dalla stesso Dragon Ball Online, ed un mondo da esplorare e con cui interagire che aiuta a rendere tutto davvero molto intrigante. Il successo fu clamoroso ed ovviamente il sequel non si fece attendere, Dragon Ball sembrava essere davvero tornato, sia con la complicità, come detto in precedenza, della nuova serie televisiva che con l’innegabile qualità dei Xenoverse, diventando senza dubbio uno tra i titoli più di impatto usciti fino ad oggi. Non approvo però molte scelte del sequel tra cui la ripetitività delle missioni, alcune praticamente uguali al primo, ed i pochi contenuti aggiuntivi, tolta l’ovvia presenta di più personaggi e ampliamento dell’ hub di gioco. A conti fatti possiamo considerando Xenoverse 2 come ad una vera e propria versione “ultra/remix” , quindi riveduta e corretta, del primo gioco quasi in stile Pokémon o Kingdom Hearts.
L’esponente di maggiore successo di critica e pubblico in questa ulteriore rinascita del brand, ci riporta nel mondo dei picchiaduro, qui possiamo dire che il gioco in questione da davvero il meglio di sé, sto parlando ovviamente di Dragon Ball FighterZ.
Erede dello spirito anni 90 di cui i Butoden furono fiere bandiere, esso è un gioco di lotta spettacolare che rende giustizia a questo anime fantastico, capace non solo di soddisfare il palato dei fissato del cartone e manga, ma anche e soprattutto sdoganarlo verso orizzonti decisamente inaspettati per un tie-in di un anime.
Ha partecipato agli EVO (il più grande torneo mondiale dei picchiaduro) riuscendo a strappare lo scettro da padrone a titolo blasonati come Street Fighter, Mortal Kombat, e anche in parte a Super Smash. Vincitore di premi internazionali e capace di attirare flotte di appassionati con tifi da stadio ed eventi dedicati, il gioco è meraviglioso da vedere, costantemente aggiornato e con un ben 2 stagioni alle spalle che hanno aggiunto personaggi e contenuti, oltretutto è in arrivo una terza stagione annunciata in queste ultime settimane. Per gli appassionati, ma anche e soprattutto agli amanti dei competitivi, questo è uno dei titoli più riusciti e fidatevi di me quando vi dico che pensare anche solamente all’equilibrio di gioco in Dragon Ball è sempre stata pura follia.
Ma tornerai e il buio vincerai
Per chi , come me, è nato in quel roboante decennio tra gli anni 80 e 90 saprà sicuramente cosa voglia dire correre a casa dopo scuola per vedere un nuovo episodio di Dragon Ball.
La messa in onda del noto cartone animato fu decisamente frammentaria nel nostro paese, con un primo adattamento che, seppur fedele, non raggiunse livelli di qualità elevati. Molti ricordano con orgoglio i momenti in cui videro Dragon Ball su Junior TV o leggevano i primi adattamenti manga con il bordo azzurro, oltretutto i primissimi fumetti editi in Italia con una impaginazione orientale. Dragon Ball entrò di prepotenza nelle nostre case facendosi spazio in un paese oramai abituata ad anime mecha o cartoni con elementi storici e tanta, tanta, tanta sfortuna! Detto sinceramente non credo fu un caso che molte associazioni genitori iniziarono a fare rumore proprio con Dragon Ball (certo non videro mai di buon occhio altri prodotti giapponesi come KenShiro o DevilMan) probabilmente perché era un manga/anime che sembrava , ed effettivamente lo era, adatto ad un pubblico di ragazzi ma questo non voleva dire necessariamente bambini, quindi via a scene di nudo, battute sconce e nel corso della serie , violenza e sangue. A parer mio fu proprio quello a creare un successo così clamoroso, tanto che il marketing italiano non si lasciò sfuggire questa ghiotta occasione e ci fu un vero e proprio boom nel nostro paese. A dirla tutta pur considerando le modifiche apportate, fu forse anche grazie alla già citata associazione genitori (da citare senza dubbio la pesante censura attuata al primo volume della serie NEW) e un doppiaggio e adattamento sulle reti Mediaset che strizzavano l’occhio ad un pubblico più giovane che Dragon Ball fu notato ed iniziò la suo veloce ed inesorabile escalation nella nostra penisola.
Superando ogni confine
Questa, come si suol dire, è storia ma soffermiamoci ora su di un altro fenomeno di massa che travolse il mondo in quel decennio, proprio durante il primo periodo della messa in onda italiana: il mondo del gaming. Dopo una prima decade costellata da enormi successi, i videogiochi conobbero delle pesanti crisi dovute ad una veloce saturazione del mercato che spazzarono via società e console peggio di una estinzione di massa. Dopo questi terremoti a metà degli anni novanta abbiamo le big 3 : Nintendo , Sega e la neonata Sony, le prime due si erano fatte le ossa, quasi come dei veri reduci, ed ebbero modo di tagliarsi la loro fetta di mercato mentre l’ultima, seppur appena nata, avrebbe cambiato per sempre l’industria. In questi anni non dobbiamo infatti stupirci se i videogames tratti da anime spuntarono in massa, quasi come una conseguenza spontanea del loro successo e Dragon Ball non fu certo esente dai tie-in , molti dei quali non qualitativamente validi, storia che si ripeterà anche in altre occasioni e in altri prodotti.
Il primissimo storico gioco su Dragon Ball fu un , incredibile a dirsi , shoot’em’up in cui utilizzando Goku sulla nuvola d’oro dovevi affrontare orde di mostri, datato 1986 esso è praticamente uscito subito dopo l’inizio della prima serie in Giappone. Purtroppo questa perla rimarrà una esclusiva nipponica, ma pochi mesi più tardi uscì un curioso dungeon crawling (che scimmiottava il ben più celebre The Legend of Zelda) in cui impersoniamo Goku nella prima parte della serie, in particolare la prima ricerche delle sfere del drago, questo fu in teoria il capostipite dei titoli su Dragon Ball che approdò da noi ma solo dopo quasi due anni dall’uscita nel sol levante, dico in teoria perché la vera curiosità fu il fatto che in occidente il protagonista fu cambiato in una scimmia, vista la citazione di Viaggio a Occidente di cui Dragon Ball ne ha fatto spunto, credendo che il pubblico non era ancora avvezzo agli “anime”.
Bisogna attendere i primi anni 90 , complice il successo di Street Fighter 2, per vedere un vero e proprio picchiaduro, ma in quegli anni di giochi né uscirono una marea, quasi a cadenza annuale di svariate tipologie tra cui giochi di carte, strategia e RPG.
Un successo over 8000
La serie Boutoden fu senza dubbio la più acclamata a livello di picchiaduro e furono i primi giochi in assoluto ad arrivare da noi brandizzati con il nome Dragon Ball, né uscirono 3 e la loro qualità era davvero impareggiabile, in quanto raccoglieva lo spirito della serie Z con i suoi combattenti e gli scontri che si potevano gustare nel manga o anime. Anche la prima PlayStation ebbe i suoi giochi di combattimento in esclusiva (principalmente riadattamenti) ricordati e citati non tanto per la loro qualità effettiva ma più per la nostalgia che ancora oggi fa scaturire a tutti i veterani, essi sono Dragon Ball Ultimate Battle 22 (27), Dragon Ball Final Bout e Dragon Ball: the Legend.
Ma nel panorama RPG ancora si faticava ad avere giochi di qualità , con avventure lente e poco coinvolgenti ma sopratutto un po’ troppo simili a dei concorrenti insuperabili, come Final Fantasy e ovviamente Dragon Quest , del quale condivideva il character design.
Un primo, vero tentativo uscì con la serie super Gokuden per SNES, l’idea di base era un interessante RPG che partiva dalla prima serie per poi arrivare a Cell nel secondo capitolo, una struttura profonda che purtroppo rimase inedita ma che ebbe modo di essere sviluppata molti anni dopo e per console portatile.
Oltre a Final Bout e Boutoden possiamo vedere una iconica scena dall’RPG Gokuden
Ed eccoci arrivati in quella che reputo la prima rinascita del franchise ,siamo all’inizio del 2000 ed Infogrames acquisisce i diritti di distribuzione del brand (di proprietà di Bandai da sempre , tranne paradossalmente il primo gioco) e in partnership con Atari pubblica dei veri e proprio capolavori per i fan: Budokai prima e Budokai Tenkaichi. Essi furono quasi dei seguiti spirituali delle serie Boutoden e sono ricordati dai fan nostrani come delle perle perfette ed irraggiungibili, avendo in parte ragione. Questi giochi riuscivano a proporre i nostri amati scontri con grafica assurda per l’epoca (il cell shading proposto dal secondo Budokai fu uno dei primi ad essere utilizzato, poi sfruttato per una miriade di altri giochi anche al di fuori del brand) e con una scelta di personaggi davvero invidiabile ed ineguagliata persino ad oggi, in particolare con la serie Tenkaichi. Si denotava inoltre anche come gli sviluppatori stessi mettessero passione nel trasporre i momenti più concitati resi visivamente fantastici. I fan dei picchiaduro erano insomma accontentati, anche se i giochi a dirla tutta mancava di equilibrio e possedevano un bilanciamento poco curato oltre ad una grossa ripetitività nelle mosse, ma questo fu un compromesso necessario visto la mole di contenuto. Se ad evolvere in quei anni furono i combattimenti purtroppo non si poteva dire lo stesso per quanto riguarda la trama, che divenne solo una scusa per avanzare ed un semplice riempitivo. Noteremo invece quanto sul versante portatile la situazione era esattamente opposta, sopratutto con la serie dei Legacy of Goku.
Questi RPG erano dei veri e propri eredi di quegli esperimenti usciti su SNES datati 1995, Dragon Ball poté finalmente arrivare in un mondo in parte sconosciuto ma in qualche modo già esplorato. Fu con questi meravigliosi titoli per GBA, in cui si fondevano meccaniche da gioco di ruolo con i classici combattimenti, che si riuscí a rendere alla perfezione un mondo di gioco ampio e appagante, pur se consideriamo un sistema di controllo semplificato vista la piattaforma di appartenenza. Il gioco fu folgorante sopratutto per la qualità grafica e sonora oltre che per la magia che trasmetteva ripercorrere luoghi e posti visti in anima e manga, possedendo una impronta decisamente esplorativa dava la possibilità di girare per il mondo di gioco in totale libertà accompagnati da questa colonna sonora deliziosa che vi invito a recuperare.
Con 3 capitoli che ripercorrevano le 3 saghe principali di Z (Freezer, Cell e Majin Bu) finalmente Dragon Ball si affacciò nel mondo dei giochi di ruolo in maniera forte e decisa, per poi successivamente cimentarsi in alcune piccole perle (usciti sempre per console Nintendo) che andavano a riprendere la primissima serie.
Una sconfitta totale…
Nel 2009 ci fu però una nuova frenata a livello qualitativo, con giochi un po’ copia incolla e l’abbandono di Atari, Bandai Namco (formatasi nel 2006 e rinominato tale nel 2014) divenne il colosso che conosciamo oggi e si occupò direttamente della distribuzione occidentale.
I giochi usciti furono alcuni buoni, Burst Limit tra tutti era un buon picchiaduro ma con poco contenuto ed i Raging Blast ereditavano il sistema di combattimento proprio di quei Budokai Tenkaichi ma furono decisamente sottovalutati, ed altri pessimi tra cui cito Ultimate Tenkaichi e Battle of Z. Ci volle un po’ per riprendersi da questa batosta e sembrava impossibile che i giochi potessero tornare ai fasti di un tempo sopratutto considerando che il frachise sembrava davvero vecchio e fin troppo sfruttato. Fortunatamente per loro, complice l’annuncio della nuova serie “Dragon Ball Super”, riuscirono nel giro di qualche anno a tornare in auge raggiungendo nuove vette finora mai sognate.
Piccola curiosità, nel 2010 uscì Dragon Ball Online, un esperimento MMORPG che ha acceso la fantasia dei fan, un mondo 1000 anni nel futuro ambientato nello stesso universo che tutti noi conosciamo. Un gioco interessante ma dimenticabile che però ha lasciato il segno sopratutto con i suoi eredi:
Dragonball Heroes, un gioco di carte molto in voga in Giappone di cui è uscito una versione per Switch nel 2019 ed infine Dragon Ball Xenoverse, uscito nel 2016 sulle console casalinghe di Sony e Microsoft, che diede il rilancio in questa nuova e odierna rinascita.
Nel 2015 però fece capolino un piccolo gioco per cellulari, molto semplice a vedersi, che riprendeva le meccaniche da “gioco dell’oca” di un vecchio RPG del 2007 uscito solo in Giappone, ad oggi, dopo ben 5 anni, questo gioco ha fruttato la bellezza di 2 miliardi di dollari a Bandai Namco, che per un free to play sono decisamente belle cifre. Dokkan Battle rimane una delle scelte migliori per chi ama il brand e vuole avere un gioco semplice e divertente sul proprio smartphone, si tratta dopotutto di un gatcha game (giochi in cui devi “sbustare” e trovare casualmente i personaggi) decisamente tra i più onesti in circolazione.
… porta a superare i propri limiti
Uno dei giochi di spicco in questi ultimi anni è sicuramente Xenoverse, un ottimo picchiaduro in chiave Budokai Tenkaichi, che però perde un po’ in spettacolarità delle mosse in virtù, forse, della sua forte componente online. Esso si presenta con degli elementi RPG, la possibilità di creazione di un vostro avatar, andando a ripescare l’idea di un editor forse dalla stesso Dragon Ball Online, ed un mondo da esplorare e con cui interagire che aiuta a rendere tutto davvero molto intrigante. Il successo fu clamoroso ed ovviamente il sequel non si fece attendere, Dragon Ball sembrava essere davvero tornato, sia con la complicità, come detto in precedenza, della nuova serie televisiva che con l’innegabile qualità dei Xenoverse, diventando senza dubbio uno tra i titoli più di impatto usciti fino ad oggi. Non approvo però molte scelte del sequel tra cui la ripetitività delle missioni, alcune praticamente uguali al primo, ed i pochi contenuti aggiuntivi, tolta l’ovvia presenta di più personaggi e ampliamento dell’ hub di gioco. A conti fatti possiamo considerando Xenoverse 2 come ad una vera e propria versione “ultra/remix” , quindi riveduta e corretta, del primo gioco quasi in stile Pokémon o Kingdom Hearts.
L’esponente di maggiore successo di critica e pubblico in questa ulteriore rinascita del brand, ci riporta nel mondo dei picchiaduro, qui possiamo dire che il gioco in questione da davvero il meglio di sé, sto parlando ovviamente di Dragon Ball FighterZ.
Erede dello spirito anni 90 di cui i Butoden furono fiere bandiere, esso è un gioco di lotta spettacolare che rende giustizia a questo anime fantastico, capace non solo di soddisfare il palato dei fissato del cartone e manga, ma anche e soprattutto sdoganarlo verso orizzonti decisamente inaspettati per un tie-in di un anime.
Ha partecipato agli EVO (il più grande torneo mondiale dei picchiaduro) riuscendo a strappare lo scettro da padrone a titolo blasonati come Street Fighter, Mortal Kombat, e anche in parte a Super Smash. Vincitore di premi internazionali e capace di attirare flotte di appassionati con tifi da stadio ed eventi dedicati, il gioco è meraviglioso da vedere, costantemente aggiornato e con un ben 2 stagioni alle spalle che hanno aggiunto personaggi e contenuti, oltretutto è in arrivo una terza stagione annunciata in queste ultime settimane. Per gli appassionati, ma anche e soprattutto agli amanti dei competitivi, questo è uno dei titoli più riusciti e fidatevi di me quando vi dico che pensare anche solamente all’equilibrio di gioco in Dragon Ball è sempre stata pura follia.
Ma tornerai e il buio vincerai
Insomma in questi ultimi anni Dragon Ball per noi videogiocatori ne ha per tutti i palati, regalandoci emozioni e perle, rimaneva una ciliegina, quasi un ritorno di fiamma, mancava un RPG. Come visto in precedenza Giochi di Ruolo e Dragon Ball sono stati , forse per molti , paradossalmente comuni nei primi tentativi di sviluppo e lo è stato in particolar modo per le console portatili, per cui la speranza di questo Kakarot al momento del suo annuncio fu davvero molta, in parte perché in programma sulle console casalinghe. Ho sperato davvero di poter rivivere quelle sensazioni provate su GBA, in cui avevo poca scelta di personaggi ma potevo parlare con NPC e scoprire luoghi che magari si vedevano solo di sfuggita, approfondire questioni magari non dette o modificate nel corso del tempo. Posso ammettere che, complice la campagna marketing meravigliosamente capace di andare a toccare i sentimenti degli anziani, questo gioco mi ha dato quella sensazione di viaggio in un mondo che ho sempre visto e rivisto su carta. Il gioco è esattamente quello che un fan sogna, con chicche e richiami davvero ben fatti, ma lascio la parola ad una prossima recensione. Credo che, in conclusione, ad oggi questo genere sia l’ideale per poter dare una alternativa importante e fatta bene a chi magari non interessa “picchiare duro” . Lo scorso anno si sono festeggiati i 35 anni da quando Akira Toriyama ha dato vita a questa storia, penso che ad oggi possa ritenersi fiero di quello che ha prodotto ed anche a livello videoludico oggi abbiamo giochi davvero per tutti i gusti. Questo manga è davvero, a conti fatti, una vera e propria pietra miliare nella storia degli shonen ed il suo successo sembra non accennarsi a smettere e sono sicuro che tra 35 anni sentiremo sicuramente ancora parlare di Goku e compagni.
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