Si dice che per raccontare una buona storia prima bisogna definire il contesto. Inizio anni 2000, sei appena tornato a casa da scuola, mentre fai merenda con il tuo migliore amico guardate un episodio di Dragon Ball in cui, dopo la morte di Crillin, Goku si vendica di Freezer diventando Super Sayan. Accendi la tua Playstation e avvii il gioco che, a tua insaputa, ti sarebbe rimasto nel cuore per molti anni, Gran Turismo; basta nominare il nome Suzuki Escudo per rovinare amicizie decennali.
La forza di questo titolo era l’ampia selezione di macchine e di circuiti, regalava ai suoi utenti divertimento per decine di ore, persino in split-screen. Nonostante anche attualmente sia pubblicizzato come the real driving simulator è una delle saghe arcade più divertenti e rigiocabili della storia, diventando quasi una sorta di Pokemon dove il giocatore era spinto a collezionare tutte le automobili.
Un discorso che viene fatto spesso tra amici videogiocatori è “una volta gli sviluppatori mettevano più cuore nei giochi che producevano”, suona come “si stava meglio quando si stava peggio” ma ha comunque un fondo di verità.
Nella maggior parte dei generi e saghe c’è stata una corsa alla semplificazione del titolo per puntare principalmente al comparto grafico, uno dei settori maggiormente toccato da questo sono i racing game. Il motivo principale di questa involuzione consiste nel realismo che permette la grafica odierna, facendo sentire il giocatore all’interno di un abitacolo grazie ai dettagli che è possibile costruire, rafforzando il senso di simulazione, il secondo punto del discorso.
Uno dei titoli che più rappresenta lo stato attuale dei giochi di guida è Assetto Corsa, titolo totalmente italiano concentrato unicamente sulla simulazione e la riproduzione (quasi) realistica delle forze a cui è sottoposta un’automobile durante una corsa automobilistica. L’altra faccia della medaglia è una modalità single player scialba, senza un reale senso di progressione o premi per il giocatore, rendendola noiosa e superflua, infatti il focus del titolo sulla modalità multigiocatore. Perfino la serie di giochi Dirt ha fatto una deviazione per dare spazio a uno spin-off incentrato anch’esso sulla simulazione estrema, Dirt Rally, però rendendo complicata la vita ai giocatori aventi unicamente il pad come periferica.
C’è stato uno spostamento del gioco, ma in generale nell’intero settore videoludico, da single player a multiplayer, un ottimo esempio è il reboot del 2019 di Grid. Uscito nel 2008 Race Driver Grid è il seguito di Toca Race Driver, la peculiarità del titolo è l’incredibile vastità delle discipline proposte e la profondità della modalità carriera in generale. Veniva data la possibilità di scegliere partendo dai maggiori campionati europei fino ad arrivare alle competizioni di togue (corse clandestine giapponesi corse in montagna 1v1) con persino una leadboard in-game in cui erano presenti alcuni dei migliori piloti realmente esistenti, ad esempio Emanuele Pirro e Tom Kristensen, inoltre era possibile creare una livrea per dare un’anima al proprio team, con tanto di assunzione piloti bot. Nel reboot uscito un paio di anni fa nulla di questo era presente, tutto acquistabile attraverso crediti di gioco e una modalità carriera svuotata della sua anima, tutto per puntare a un multiplayer “competitivo”, perchè nonostante tutto l’impegno degli sviluppatori Toca ha sempre avuto uno stile di guida molto arcade.
La differenza delle periferiche tra i giocatori, nonostante in alcuni giochi i giocatori vengano accoppiati per periferiche uguali, rende impari la competizione, soprattutto in giochi simil-realistici creando una esperienza frustante per il player casuale. Per aver risultati competitivi online è necessario spendere centinaio di euro in volanti, pedaliera, triplo schermo e a volte persino il visore può tornare utile, attrezzature che il giocatore medio non può permettersi, o che comunque non vuole acquistare.
Nonostante ciò sono presenti sul mercato titoli che appianano questa differenza, o che comunque possono divertire il casual gamer, ad esempio Project Cars ha una notevole componente single player dove sono presenti una quantità spropositata di competizione e una modalità multigiocatore degna di nota, Dirt Rally 2.0 permette di scegliere il tipo di simulazione, se arcade o realistico, rendendo alla pari la sfida tra diverse periferiche, infine F1 è stato in grado di rinnovarsi creando una carriera dove è possibile gestire la propria squadra partendo dalla Formula 2, revilitallizando una serie di titoli identici l’uno all’altro. Ultimo, ma non meno importante, portiamo la competizione sulle strade con Need for Speed Heat, gioco dedito unicamente all’arcade incredibilmente divertente e una personalizzazione infinta per le vetture.
In un certo senso questo cambiamento è andata a rimuovere la sensazione di testa a testa tra piloti che giochi più datati erano in grado di darci, scambiandola per una dose di immersione e di “tempo sul giro” aggiunta a una corretta gestione delle gomme, una causa potrebbe essere la maturità di noi giocatori, ma basta prendere in mano un Toca Race Driver qualsiasi per sentire la differenza sostanziale rispetto a ciò che ci viene proposto oggi.
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